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Iraq e Siria: eppure c’è ancora chi crede al bene. E lo dimostra con i fatti

by Redazione

Le rispetto e le invidio. Perché hanno passione e coraggio. Micol, Marta, Deborah, Federica, sono altre giovani donne che sono appena partite per luoghi drammatici e difficilissimi come il nord Iraq e la Siria. Sappiamo cosa sta accadendo in quei posti e a cosa rischiano di andare incontro le cooperanti che si accingono a portare aiuti umanitari, a sostenere le popolazioni afflitte dalla guerra, a donare una speranza concreta di sopravvivenza. Hanno paura, certo, prendono tutte le precauzioni del caso, ma “chi vede con i propri occhi quanto bisogno c’è di aiuto non riesce più a stare tranquillo a casa, deve muoversi”, testimonia Marta. Hanno circa 30 anni. E non pensano solo a se stesse, alle loro vite alimentate dal comodo occidente che le ha cresciute. Sanno, e dimostrano con i fatti, cosa vuole dire provare a costruire un mondo che possa diventare migliore di questo che stiamo vivendo.
Per questo, le parole di un uomo politico italiano che dopo il rapimento di Greta Ramelli e Vanessa Marzulli che da qualche mese sono in mano ai rapitori (speriamo e chiediamo con tutto il cuore che siano liberate e tornino sane alle loro famiglie), mi lasciano sgomento: disse che sarebbe stato meglio che avessero giocato con le bambole invece di fare le eroine… Poche parole, nello stile pavido e superficiale che spesso attraversa i frequentatori dei 140 caratteri. Ma che lasciano il segno, identificando un modo di pensare. Esattamente quello che è sostenuto da tre pilastri del pensiero devastante: che in questo mondo non c’è spazio per il bene; che le donne devono stare al posto loro (quale, di grazia?…) e che i giovani non sanno come va il mondo e che devono imparare ad essere più cinici…
Ecco, il combinato disposto di questi tre pensieri “forti” sta portando la nostra società al disfacimento. E’ vero?

Le giovani operatrici di associazioni umanitarie vanno in esatta controtendenza, e sarebbe molto, ma molto più serio, portare loro rispetto, aiutarle concretamente, difenderle e sostenerle.
Senza quella spocchia classica di chi, dal comodo dei propri divani, con un bicchiere e il telecomando in mano, osa puntare il dito contro chi vive sulla propria pelle e nella quotidianità di gesti concreti, la possibilità di creare un mondo diverso, a partire dal rispetto reciproco e dalla difesa dei diritti umani di tutti. Soprattutto delle vittime degli orrori.

Vittorio Sammarco


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