Le colpe della stampa
by Redazione
Posted on Dicembre 11, 2006
In genere con la stampa se la prendono i demagoghi, i populisti, i dittatori, lo so! Un democratico sincero, liberale, europeo sa che la stampa non è né buona quando plaude, né cattiva quando critica, essa è quel che è. “Guardiano del potere” secondo gli anglosassoni, equidistante e mai serva secondo molti giornalisti italiani: Fede, Ferrara, Belpietro, Feltri, Giordano.
Se c’è un colpo di stato i primi a dover chiudere bottega non sono gli oppositori ma i giornali, ci sarà un perché. Quando ha vinto il Cavaliere ha epurato quei bombaroli di Biagi e Santoro, ci sarà un perché.
Ciaonè, 11 dicembre 2006
In genere con la stampa se la prendono i demagoghi, i populisti, i dittatori, lo so! Un democratico sincero, liberale, europeo sa che la stampa non è né buona quando plaude, né cattiva quando critica, essa è quel che è. “Guardiano del potere” secondo gli anglosassoni, equidistante e mai serva secondo molti giornalisti italiani: Fede, Ferrara, Belpietro, Feltri, Giordano.
Se c’è un colpo di stato i primi a dover chiudere bottega non sono gli oppositori ma i giornali, ci sarà un perché. Quando ha vinto il Cavaliere ha epurato quei bombaroli di Biagi e Santoro, ci sarà un perché.
Tutto questo per dire che la libertà di stampa bisogna considerarla come il deodorante; lavarsi non basta, se non lo hai, puzzi.
Quindi se ce l’ho con la stampa non è per gli stessi motivi di Berlusconi. Tanto per chiarire.
Mi fa solo un’incredibile rabbia il fatto che nella festosa evenienza della morte di Pinochet ( festosa, festosa, avete capito bene), invece di intervistare i pochi superstiti di quelle torture o le madri della Plaza de Mayo, molti giornali abbiano preferito- pensate un po’- chiedere un parere a Margaret Thatcher, l’ex premier britannico che da cinque o sei anni ha una badante h24, mangia col bavaglino perché sbava e a chi le dice “buon giorno”, risponde “ Good save the Queen”. Insomma una suonata come un tamburo che alla notizia della morte del tiranno ci mette tre ore a capire e quando ci riesce, confessa di provare profondo dolore. Qualunque massaia avrebbe chiamato inutilmente l’ennesimo dottore, i giornalisti no: ci fanno sopra l’articolo, ci fanno.
Ciaonè, 11 dicembre 2006
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