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L’immigrazione, ultima frontiera dello jihadismo?

by Redazione

di Beppe Casucci

Si parla molto (anzi si straparla) in questi giorni del rischio terroristico per l’Europa e dell’eventualità (per qualcuno addirittura una probabilità) che alcuni jihadisti s’infiltrino tra i poveri cristi, provenienti dalle province più povere dell’Africa, affrontino le perigliose traversate armati di tutto punto, pronti ad uccidere gli infedeli europei, o quantomeno farsi saltare in aria, assieme ai loro compagni di sventura all’arrivo delle navi di Triton.

C’è chi ne fa addirittura una bandiera, paventa il blocco delle frontiere e spaventa l’opinione pubblica, al fine poco etico di raccogliere voti in più e contrattare il potere politico con altri partiti.

Salvini della Lega invita le autorità a non pagare alcun riscatto, nel caso il rapito fosse lui, standosene però comodamente a casa, a scanso di equivoci.

Il Ministro degli esteri Gentiloni dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: parla di rischio terroristico possibile, aggiungendo poi che confondere immigrazione con terrorismo sarebbe un errore idiota.

E’ chiaro che dopo i terribili avvenimenti di Charlie Hebdo, ognuno di noi è spaventato dalla possibilità di attentati nel nostro Paese. E’ umano e inevitabile, in quanto escludere in assoluto questa possibilità è impossibile, come le stesse autorità di sicurezza avvertono.

Da qui però a usare quest’arma come strumento di discriminazione nei confronti dei mussulmani, corre la stessa distanza con un’ipotetica affermazione secondo la quale tutti papi nel Medioevo sarebbero da considerare criminali in quanto hanno promosso le crociate.

Intanto va detto che l’ipotesi d’infiltrazione tra i barconi è improbabile, non tanto perché i rifugiati riconoscerebbero facilmente eventuali infiltrati; quanto perché quella della tratta è un gigantesco affare che frutta ogni giorno milioni di euro al racket che organizza le traversate. Attentati eventuali, metterebbero a rischio gli interessi di questa potente mafia, che avrà tutto l’interesse a evitare possibili infiltrazioni.

L’idea stessa di una tale orribile eventualità ha, comunque, un impatto disastroso sull’opinione pubblica, comunque.

Da qui l’enorme guadagno politico di alcuni partiti che scelgono di mestare nel torbido e additare i migranti come “possibili amici di jihadisti”, per guadagnare titoloni sui mass media, sempre pronti a pensare al peggio, in quanto il peggio porta loro nuova audience e tirature più copiose.

E l’etica e la moralità, verrebbe da dire, dov’è andata a finire?

Resta il dovere morale di non discriminare vittime incolpevoli e cercare di prevenire il possibile, con i mezzi leciti che la democrazia pone a nostra disposizione.


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