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Riforma: sì alle espulsioni dei cittadini comunitari

by Redazione

Lo scorso 2 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge contenente i provvedimenti urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale dei cittadini comunitari per esigenza di pubblica sicurezza, varato il 31 ottobre 2007.
Il decreto legge recepisce i contenuti dell’articolo 13 del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza urbana”, approvato dal Consiglio dei ministri il 30 ottobre, all’interno del «Pacchetto sicurezza». L’articolo in questione modifica il decreto legislativo n. 30/2007 di attuazione della direttiva comunitaria relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri relativamente alla disciplina dell’allontanamento dei cittadini comunitari.
Al testo previsto dal disegno di legge sono stati aggiunti i commi 2 e 3 del nuovo articolo 20-bis del d.lgs 30/07.

Principale novità della riforma è l’attribuzione al prefetto del potere di allontanamento dal territorio nazionale per motivi di pubblica sicurezza, facoltà che era di esclusiva competenza del Ministro dell’Interno, nelle cui mani rimane solo in riferimento “ai cittadini dell’Unione di cui al comma 5”, art. 20 d.lgs 30/2007 – cioè coloro che soggiornano in Italia da più di dieci anni o sono minori – oppure per ragioni di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato.
Per motivi imperativi di pubblica sicurezza, in particolare, il provvedimento di allontanamento, sulla base della direttiva europea, è immediatamente eseguito dal questore e si applicano le disposizioni di cui all’articolo 13, comma 5-bis, del decreto d.lgs n. 286/98, che dispone la convalida del provvedimento di accompagnamento alla frontiera da parte del giudice di pace. Per motivi imperativi di pubblica sicurezza – specifica il dl – si intendono comportamenti con cui il comunitario compromette «la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona umana, ovvero compromette l’incolumità pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l’ordinaria convivenza».
La violazione del divieto di reingresso viene trasformata da contravvenzione in delitto, punito con la reclusione fino a tre anni.

Altro punto cardine della riforma: il prefetto può adottare un provvedimento di allontanamento in caso di  mancanza di mezzi di sostentamento.
In attuazione della normativa europea, un cittadino comunitario non può risiedere in Italia per più di
tre mesi se non dimostra di essere in possesso di mezzi di sussistenza. Quindi, in caso di permanenza sul territorio nazionale oltre i tre mesi e qualora vengano a mancare tali condizioni, può essere allontanato.
Per rendere questo strumento più efficace, si prevede che il destinatario del provvedimento debba consegnare al Consolato italiano nello Stato Ue di nazionalità un’attestazione di ottemperanza all’allontanamento. L’inosservanza della consegna del documento comporta la sanzione, a carico del cittadino Ue individuato sul territorio nazionale, dell’arresto da uno a sei mesi e di una ammenda da 200 a 2.000 euro. In questo caso l’espulsione, in base alle norme europee, non comporta il divieto di reingresso.

Secondo l’ordinario iter di conversione in legge, il dl si trova, al momento, al Senato, Commissione Affari Costituzionali, dove ha ottenuto un primo voto compatto tra maggioranza e opposizione. Le modifiche al testo richieste sono, comunque, numerose e considerevoli – tra cui quella della  convalida delle espulsioni per motivi di pubblica sicurezza ad opera del giudice monocratico e non del giudice di pace – così come le polemiche non mancano tra le forze politiche, nella società civile, ma anche ed inevitabilmente in sede di Unione europea.

Maria Carla Intrivici

(13 novembre 2007)

Scarica il testo del decreto legge


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