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Sentirsi più italiani, imparando la lingua: non è una favola …

by Redazione

Laboratorio Incotrarsi, Ascoltarsi, Parlarsi: la scrittura creativa come strumento per favorire le competenze linguistiche e facilitare l’integrazione tra culture diverse.

di Chiara Movarelli

Il laboratorio di scrittura creativa è stato realizzato dall’associazione Nessun luogo è lontano per rispondere alla necessità del Circolo Didattico G. G. Belli (Roma) di promuovere e sostenere attività di sostegno scolastico, linguistico e di mediazione culturale a favore degli alunni stranieri.

Il lavoro, finanziato dal Piano Provinciale sulle azioni e gli interventi per l’integrazione dei cittadini extracomunitari curati dal Dipartimento IX, Servizi Sociali della Provincia di Roma, si è svolto all’interno delle scuole elementari Gioacchino Belli e Giovanni XXIII, appartenenti al Circolo didattico G.G. Belli di Roma, a partire da febbraio 2011 fino a giugno 2012.

Il laboratorio è stato pensato per rispondere ai bisogni dei minori stranieri nel sostenere percorsi di integrazione nel tempo extrascolastico e per migliorare la conoscenza della lingua italiana. Questi due aspetti, che a torto si credono separati o nel peggiore dei casi divergenti, nell’apprendimento sono l’uno forza e sostegno dell’altro.

Per raggiungere tali obiettivi è stata coinvolta un’equipe multidisciplinare, costituita da una psicologa, una mediatrice interculturale e un appassionato di scrittura creativa. Infine, ultimi ma non meno importanti, vanno ricordati i tecnici video, grazie ai quali è stato possibile realizzare due cortometraggi ed un video didattico.

Inizialmente l’obiettivo principale del lavoro è stato quello di creare un gruppo che prestasse particolare riguardo agli aspetti emotivi ed affettivi in modo da garantire la possibilità per tutti i partecipanti di esprimersi senza sentirsi giudicati e valutati. Questa attenzione degli operatori ha permesso ai bambini di esprimersi più liberamente e di poter condividere nel gruppo passioni ed inquietudini.

Formare un gruppo, tuttavia, non è facile, è senz’altro un processo in cui si ha spesso bisogno di particolari metodologie o tecniche specifiche. Nella nostra esperienza è stato utile applicare la clowntherapia, tecnica derivata dal circo e dal teatro di strada usata spesso in contesti di disagio. Si tratta di un metodo che sfrutta le arti del clown nel loro senso più ampio, l’umorismo, l’autoironia, l’improvvisazione, educando alle diversità e facilitando la predisposizione al contatto, alla fiducia reciproca.

In secondo luogo il nostro compito è stato quello di contrastare fenomeni di emarginazione, marginalizzazione e discriminazione e quindi di mediare tra culture diverse, lingue diverse, storie diverse. Ma al tempo stesso di saper leggere tra le righe i diversi modi che le varie culture hanno nell’esternare le proprie emozioni, sfumature che vanno ben oltre una lingua parlata e che invece possono essere riconducibili a molteplici forme di comunicazione.

Un altro degli obiettivi del laboratorio è stato quello di promuovere le competenze linguistiche, creando un contesto di apprendimento alternativo a quello scolastico, maggiormente focalizzato sul gioco e sullo sviluppo della creatività. Lo strumento principale utilizzato per raggiungere questo obiettivo è stato quello della scrittura creativa, ovvero quell’attività di scrittura che sorge spontaneamente dall’ispirazione innata dell’autore e che non risponde pertanto ai canoni tipici degli altri tipi di scrittura. In questo caso è l’ispirazione che crea la motivazione a scrivere e l’ispirazione attinge direttamente dalla fantasia e dal mondo interiore dell’autore.

Nei bambini la fantasia è un terreno molto fertile da cui partire per sollecitare l’ispirazione e perciò la motivazione a scrivere. Occorre, inoltre, considerare che la scrittura creativa è un valido mezzo per rafforzare le capacità espressive, di comprensione e di uso del linguaggio: l’elaborazione immaginativa che né è alla base aiuta ad acquisire una maggiore consapevolezza di se, dei propri limiti, del proprio mondo interiore e infine di nuovi mezzi espressivi e di comunicazione.

Attraverso la tecnica della scrittura creativa è stato possibile per i bambini realizzare delle storie, dalle quali sono state successivamente ricavate le sceneggiature dei due cortometraggi: “Alla ricerca dei personaggi perduti” e lo “Strano caso del Dottor Rubacuori”.

Infine all’interno delle attività proposte nel laboratorio, uno spazio importante è stato dedicato alla lettura di favole. Attraverso di esse è stato possibile fornire ai bambini degli spunti di riflessione su diverse tematiche interculturali, ad esempio cosa significa rispettare la cultura degli altri e in che modo è possibile farlo concretamente nella vita di tutti i giorni. La favola della Volpe e La Cicogna sotto riportata rappresenta un esempio emblematico di tale lavoro.

di Chiara Movarelli

La Volpe e La Cicogna

La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso, e un giorno la volpe invitò a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le servì della minestra in una scodella poco profonda: la volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era più affamata di prima.

– Mi dispiace – disse la volpe – La minestra non è di tuo gradimento?

– Oh, non ti preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a pranzo da me – rispose la cicogna.

Così fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna. Sedettero a tavola, mai i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ciò che poté fare fu leccare l’esterno del vaso, mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuori saporitissime rane.

– Non ti piace, cara, ciò che ho preparato?

Fu così che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna.

Dopo questa lettura abbiamo chiesto ai bambini di trovare una morale. Ne sono venute fuori riflessioni interessanti:

Chi la fa l’aspetti

La vendetta è un piatto che va servito freddo

Bisogna sempre rispettare gli usi e costumi altrui. Altrimenti nessuno lo farà con noi

Da quest’ultima affermazione ne abbiamo tratto un esempio pratico di “usi e costumi” altrui.

I bambini hanno ricordato che, durante la ricreazione, mentre tutti fanno merenda, ci sono alcuni compagni di religione islamica che non mangiano mai la carne di maiale:

Ad esempio se io invitassi a pranzo una mia compagna musulmana e le offrissi un piatto pieno di salsicce, prosciutto e salamino vorrebbe dire non rispettare il fatto che lei quel cibo non può mangiarlo. E quindi in questo caso io sarei la volpe e lei la cicogna.

E poi lei potrebbe avercela con me per questo e non saremmo più amiche! Potrebbe anche vendicarsi! E magari se io fossi allergica ai funghi e lei me ne offrisse un piatto non avrebbe torto!

In questo caso “il becco” della cicogna si chiama “religione”. E la religione fa parte proprio dei quegli usi, costumi e credenze altrui che noi tutti dobbiamo imparare a rispettare.

Quel giorno abbiamo imparato tutti una lezione importante: ciò che agli occhi di alcuni può sembrare un impedimento, visto da altri occhi è invece una ricchezza.

 


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