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Dare luce all’ombra della invisibilità

by Redazione

di Beppe Casucci

Si calcola che in Italia ci siano circa 600 mila stranieri in uno status di irregolarità, richiedenti asilo e protezione, ma anche migranti economici. La maggior parte di questa umanità è arrivata a bordo di barconi fatiscenti, relitti che hanno attraversato pericolosamente il Mediterraneo, fuggendo dalle coste del Nord Africa e dirette a quelle dell’Europa del Sud, nell’illusione di trovare qui solidarietà, trattamento umano e la speranza di una vita migliore.

In quanto al trattamento umano, l’Italia ha lasciato molto a desiderare visto che molte di queste persone sono state cacciate dai centri di accoglienza e buttate per strada, vedendosi negare la protezione umanitaria. A questo esercito già numeroso di invisibili, vanno aggiunte le molte centinaia di migliaia di donne e uomini privi di status legale, arrivati nel nostro paese nel corso degli anni, costretti al lavoro nero e allo sfruttamento, oppure regolarizzati ma che hanno poi perduto il lavoro e sono ripiombati nella invisibilità a causa di una normativa sull’immigrazione (legge Bossi-Fini) che impedisce l’emersione dallo status di irregolarità.

Gente sfruttata nei campi o nei cantieri, oppure badanti barricate in casa con i loro datori di lavoro ed impossibilitate ad uscire per non essere individuate e magari espulse. E quindi donne e uomini costretti ad accettare lavoro a condizioni estreme, in violazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e delle leggi vigenti; oppure vittime del caporalato e della fragilità e ritardi del sistema legale di matching della manodopera. Gente che vive in baracche o in edifici fatiscenti occupati, in mezzo alla sporcizia e ai topi, a forte rischio di contagio sanitario.

Ogni tanto l’opinione pubblica si accorge di questa piaga, ma solo quando episodi di cronaca eclatante la portano alla ribalta. Un attimo di riconoscimento di questa triste realtà, che torna presto preda dell’oblio.

La pandemia però sta cambiando le cose e non necessariamente tutto in peggio. Chi ha prodotto leggi infami come i decreti sicurezza non poteva sapere che la discriminazione e l’emarginazione di questo esercito di invisibili avrebbe potuto ritorcersi contro. Oggi, non dare sicurezza sanitaria e trattamento umano a tutti (indipendentemente dalla cittadinanza o dallo status) diventa un rischio certo per loro, ma anche per tutti noi. Avere potenziali focolai in eruzione, per strada o in palazzi fatiscenti occupati è un rischio che neanche i benpensanti si possono permettere.

Non a caso il Governo ha cercato di correre ai ripari, decretando che anche a chi viene rifiutata la protezione, deve essere garantita l’accoglienza i centri dotati di kit e condizioni di sicurezza sanitaria. Un po’ tardi però, visto che centinaia di migliaia di ex ospiti sono stati estromessi dai CAS, Siproimi ed in generale centri di accoglienza per mesi: migliaia di nuovi invisibili che è difficile oggi rintracciare e mettere in sicurezza. 

Il movimento sindacale e le associazioni della società civile hanno chiesto al Governo e ripetono a gran voce l’urgenza di regolarizzare i lavoratori stranieri privi di status legale. Il motivo è molteplice: contrastare il caporalato e lo sfruttamento, permettere alle aziende oneste di far emergere il lavoro sommerso e permettere un più facile accesso di tutti alle cure ed alla protezione sanitaria.

Oggi si moltiplicano le richieste in questo senso: si chiede al Governo di non dichiarare l’Italia “porto non sicuro”, per mettere al primo posto il salvataggio della vita umana in mare; si chiede di estendere fino a fine anno la durata dei permessi di soggiorno per non costringere la gente a muoversi per il loro rinnovo; si chiede una regolarizzazione estesa almeno a chi può dimostrare di esercitare un lavoro e, possibilmente, di regolarizzare tutti.

Forse la paura della pandemia ci costringerà a fare quello che non abbiamo avuto il coraggio di fare per anni: mettere al primo posto i valori della solidarietà ed il rispetto degli altri (italiani o stranieri) uno strumento di equità e sicurezza per tutti.  Dobbiamo dunque dare luce per fare emergere l’ombra sugli invisibili.


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